In accordo alla definizione di Schiechtl (1991, 1992), l’ingegneria naturalistica, un tempo nota anche come bioingegneria forestale e biotecnica naturalistica, è una disciplina che studia le modalità di utilizzo come materiali da costruzione, di piante verdi, di parti di piante o addirittura intere biocenosi vegetali, spesso associate a materiale quali pietrame, terra legname o acciaio.
Quali sono le finalità di intervento di queste tecniche ingegneristiche? La finalità principe è senza dubbio quella di abbattere o limitare le costruzioni ingegneristiche a favore di “opere naturali” che assolvono la medesima funzione strutturale, a favore vitalizzazione del paesaggio.
In altre parole, l’inserimento nel paesaggio di un’opera di ingegneria naturalistica (quale ad esempio una palificata a parete doppia) mitiga l’impatto ambientale che avrebbe un’opera analoga (ad esempio un muro di contenimento in c.a.) soprattutto a livello estetico-paesaggistico oltre che naturalistico.
Le tecniche di intervento prevedono l’utilizzo di piante intere o loro parti attraverso la semina, la piantagione di piante o la messa a dimora di talee, utilizzate soprattutto nella realizzazione di graticciate, viminate, palificate etc.
Esempio di palificata a parete doppia
Possiamo affermare che tali opere assolvono a una funzione idrogeologica, intesa come interventi di consolidamento di versanti e a protezione del territorio dall’erosione in s.l., funzione estetico-paesaggistica, inteso come mitigazione del territorio rispetto a un’opera in cemento armato, funzione naturalistica, intesa come recupero di aree degradate e miglioramento delle caratteristiche chimico fisico dei terreni etc., funzione economica, inteso come risparmio in termini di costi.