Tra le tipologie di dissesti più diffusi nell’Astigiano e nelle Langhe vi sono gli scivolamenti rotazioni, gli scivolamenti planari, i colamenti per saturazione e fluidificazione della coltre, i crolli e le cosiddette frane complesse che di fatto sono una combinazione delle precedenti.
Nei scivolamenti rotazionali la massa spostata si muove lungo una superficie di rottura curva, mentre nei scivolamenti planari la massa si muove lungo una superficie piana che generalmente corrisponde a una superficie di discontinuità (ad es. superficie di contatto coltre-substrato, giunto di stratificazione, giunto strutturale o a una faglia). I primi, più caratteristici dell’area astigiana dove affiora la cosiddetta successione Villafranchiana, si sviluppano in terreni omogenei, in terreni di riporto o in ammassi rocciosi intensamente fratturati; i secondi, invece, più diffusi nell’area collinare delle Langhe, interessano per lo più i terreni costituiti da successioni litologiche ritmiche a diversa litologia con condizioni morfologiche sfavorevoli, con interpluvi asimmetrici e versanti a franapoggio.
Frana per scivolamento rotazionale (a sinistra) nelle Sabbie di Asti, Frana complessa nella successione Villafranchiana (a destra)
Le cause principali che contribuiscono all’instabilità dei versanti e che favoriscono lo sviluppo di dissesti possono essere ricondotte essenzialmente a:
a) circolazione idrica superficiale e profonda;
b) erosione al piede del pendio;
c) pendenza del pendio
La circolazione idrica superficiale com’è noto, se no correttamente regimentata, è causa di fenomeni franosi anche di una certa rilevanza, qauli ad esempio colamenti per saturazione e fluidificazione della coltre, specie a seguito di intense precipitazioni.
Esempio di canalizazione superficiale nelle Langhe
Tra le soluzioni tecniche con opere di “ingegneria nturalistica” vi sono per primo la captazione a monte del pendio delle acque di scorrimento superficiale attraverso canalette per essere correttamente indirizzate e allontanate; il rimodellamento della superficie del pendio e/o la contestuale messa a dimora di idonee specie erbacee e/o arboree con lo scopo di stabilizzare la superficie del versante sensibilmente soggetta a erosione.
La circolazione idrica profonda corrisponde a una problematica più complessa da risolvere poiché occorre individuare la profondità della falda attraverso ad esempio indagini geofisiche (tomografia geoelettrica) o sondaggi. In questi casi è necessario procedere alla realizzazione di drenaggi profondi e/o trincee drenati in modo da raccogliere e allontanare le acque dell’area in dissesto.
L’erosione al piede del pendio è generalmente connessa all’azione erosiva operata da un corso d’acqua. Le soluzioni adottabili in questi casi corrispondono alla realizzazione di un’opera di diesa spondale (scogliere o gabbionate) a seguito del rimodellamento del versante e successivo consolidamento con la messa a dimore di specie arboree, arbustive o erbaccee.
Nel caso, infine, di pendii molto acclivi, le soluzioni proponibili corrispondono al rimodellamento del versante attraverso scoronamenti, la successiva piantumazione e inerbimenti o la posa di materiali antierosivi quali griglie, stuoie in fibra naturale o sintetica associata alla semina di specie erbacee. La base dei versante , invece, può essere stabilizzata con palificate a parete doppia o gabbionate.
Palificata a parete doppia (a sinistra) e gabbionata (a destra)