La mitigazione del rischio connesso al dissesto idrogeologico si attua attraverso azioni finalizzate alla moderazione o riduzione delle perdite e dei danni mediante il controllo del processo e/o la protezione degli elementi esposti (cfr: valore esposto), riducendone la vulnerabilità.
Le possibili azioni dipendono dalle caratteristiche del fenomeno, ovvero dalla velocità, magnitudo o intensità, estensione etc., e dalla possibilità di prevenirlo. La prevenzione di un rischio geologico consiste nel prevedere o conoscere in anticipo il verificarsi di un fenomeno, ovvero riferendosi al luogo e al tempo o quanto meno al luogo con lo scopo di evitare, “rallentare” e proteggersi dal fenomeno. La prevenzione si basa quindi sulla conoscenza delle caratteristiche del fenomeno, sull’analisi dei dati pregressi del fenomeno, sulle osservazioni e indagini di dettaglio e sul monitoraggio dei fenomeni precursori legati al fenomeno. E’ possibile quindi conoscere le aree dove operano o agiranno i fenomeni (processi geologici) come ad esempio le aree sismiche, vulcaniche, franose etc. Tuttavia vi sono fenomeni che non sono prevedibili nel tempo, né si possono evitare o controllare come i terremoti o i grandi scivolamenti (DGPV deformazioni gravitative profonde di versante); in tal caso si può solo agire attenuandone gli effetti.
Le azioni che possono essere messe in campo sono dette misure preventive e si suddividono in “misure strutturali” e “misure non strutturali”.
Le misure non strutturali si basano sul riordino dell’uso del territorio e sono generalmente a basso costo. Tali misure sono particolarmente efficaci in aree di nuovo o recente sviluppo dove le modificazioni antropiche del territorio non hanno ancora causato significativi condizionamenti dell’uso del territorio.
Ad esempio in aree soggette a fenomeni di grande magnitudo o intensità occorrerà effettuare azioni che riguarderanno la proibizione o la restrizione dell’utilizzo di tali aree ad elevata pericolosità. Per identificare tali zone è necessario effettuare un’azione di pianificazione territoriale e riordino del territorio realizzando “carte di suscettività, di pericolosità, di vulnerabilità e del rischio” in cui il territorio viene suddiviso sulla base del grado di pericolo potenziale.
Le misure strutturali si esplicano attraverso la realizzazione di opere o azioni per controllare i processi quali ad esempio drenaggi, muri per contrastare fenomeni franosi, opere idrauliche (ad es. briglie) per evitare inondazioni, edifici correttamente progettati in aree sismiche, ponti e dighe progettati correttamente alla massima potata di piena prevedibile, opere di deviazione o contenimento ad esempio le casse di espansione nel caso di inondazioni etc.