Prima di procedere all’installazione della gru è necessario procedere alla verifica della portanza del terreno che dovrà essere in grado di sopportare, senza dar luogo a cedimenti, il carico trasmesso dalla gru per mezzo degli appoggi (stabilizzatori) (art. 169 D.P.R. 547/55) oltre a verificare e localizzare l’eventuale presenza di sottoservizi che potrebbero essere danneggiati dalle sollecitazioni dei carichi trasmessi a seguito della posa della gru.
La stabilità della gru dipende dalle caratteristiche tecniche della stessa, le quali vengono garantite dal costruttore e dalle caratteristiche del cantiere in cui viene installata la gru, quali, il terreno di appoggio etc.
La caduta di una gru può verificarsi a seguito di vari fattori:
– cedimento della base d’appoggio,
– cedimenti strutturali,
– zavorra insufficiente, spostamento o caduta della zavorra in quanto mal posizionata,
– sollevamento di carichi troppo pesanti,
– spostamento verso la punta del braccio di carichi eccessivi,
– sbilanciamenti o urti contro ostacoli fissi o mobili, vento forte.
Ci occuperemo qui del primo aspetto legati alle caratteristiche del terreno e alle indagini da effettuarsi.
L’idoneità del sito in cui si prevede l’installazione di una gru può essere effettuata associando due tipologie di prove in situ: prove di carico su piastra e indagini georadar, la cui esecuzione è demandata alla Techgea srl (info: Dott. M. Naldi +39 3387255303 info@techgea.eu) che vanta una grande esperienza nel settore della geofisica sia a livello nazionale che internazionale.
La prova di carico su piastra (effettuata con strumentazione certificata Matest e martinetto idraulico tarato regolarmente) è finalizzata a verificare la stabilità del terreno definendo una sorta di “portanza” del terreno espresso attraverso il modulo di deformazione (kg/cmq o MPa) che permette di stimare i relativi cedimenti dello stesso (con la precisione del centesimo di millimetro) in relazione al carico applicato, mentre l’indagine georadar consente, specialmente in aree urbanizzate, la localizzazione e la mappatura di sottoservizi, quali ad esempio tubazioni quali gas, acquedotto, cavi elettrici BT/MT/AT, fognatura ect.
Le due tipologie di indagini così associate, sono in grado di restituire un’ottima “fotografia” dell’immediato sottosuolo oltre che permettere di individuare i punti più idonei per la posa degli stabilizzatori della gru.
Per quanto riguarda le prove di carico su piastra, si rimanda alla lettura di questo post nel quale è descritta la metodologia di prova.
Soffermandoci, più specificatamente per la posa delle gru, si può affermare che la prova di piastra più idonea è rappresentata dalla prova di piastra statica dal diametro di 300 mm che è in grado di fornire i cedimenti in relazione al carico applicato, indagando il terreno in profondità per un volume di terreno (bulbo di pressione) pari a circa due volte il diametro della piastra.
La presenza di un contrasto adeguato (quale ad esempio un escavatore da almeno 200 q.li o un camion carico) consente di esercitare una pressione al terreno almeno fino a 4.50 kg/cmq corrispondenti a circa 450 kPa (normalmente viene calcolato il modulo di deformazione nell’intervallo di carico 2.5 – 3.5 kg/cmq), come richiesto dalla normativa CNR BU 146/1992. E’ possibile, tuttavia, applicare carichi decisamente maggiori.
Per indagare volumi di terreno più in profondità si può ricorrere fino a piastre dal diametro di 760 mm in dotazione dallo studio.
Qualora il sito non avesse i requisiti necessari di portanza, si dovrà migliorare le caratteristiche geotecniche del terreno e, se necessario, realizzare una platea in calcestruzzo armato sotto i piedi di appoggio al fine di evitare che cedimenti, impaludamenti o erosione del suolo possano comprometterne la stabilità.
L’indagine georadar esegue una vera e propria scansione del sottosuolo che consente di ottenere sezioni 2D e mappe 3D del sottosuolo.
La strumentazione georadar è costituita da un carrello con antenne a varia frequenza posizionate a contatto con il terreno, in grado di scansionare con elevata precisione fino a 3-4 m di profondità. Per ottenere una ricostruzione della rete dei sottoservizi, il rilievo viene svolto secondo una griglia di linee con una maglia a densità dipendente dal grado di precisione richiesto (generalmente 1 m x1 m in zone complesse).
L’indagine georadar si compone di più fasi:
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una prima fasi di raccolta e gestione dati di sottoservizi integrata in ambiente GIS georeferenziato
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la seconda fase di intervento riguarda la verifica in sito delle strutture collegate ai sottoservizi, mediante censimento, rilievo topografico e ispezione di: tombini, pozzetti, griglie, chiocciole, valvole/contatori ecc. Tombini, pozzetti e griglie sono i principali punti di verifica dei sottoservizi. Per agevolare l’apertura dei tombini in ghisa, Techgea si è dotata di un sistema alzatombini di tipo magnetico, in grado di sollevare coperchi fino a 60-70 kg. Ogni tombino viene ispezionato, rilevato topograficamente e georeferenziato per il posizionamento su mappa.
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la terza fase di intervento riguarda la scansione del sottosuolo con metodo georadar.La ricostruzione delle reti infrastrutturali avviene per interpolazione delle singole anomalie riconosciute e per analisi comparata 3D. Il risultato fornisce mappe molto dettagliate delle strutture interrate che, sovrapposte alle informazioni note dei tombini, permette di ottenere la mappa georeferenziata dei sottoservizi.
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Per indagine georadar: Techgea srl info: Dott. M. Naldi +39 3387255303 e-mail: info@techgea.eu